di Sabino Maria Frassà (amanutricresci.com)
L’autunno è la stagione delle foglie, quando la natura si spoglia ma non tace: risuonano echi di Ungaretti, di qualcosa che è al tramonto ma ha ancora molto da dire. C’è un momento in cui la foglia smette di essere semplice materia vegetale e diventa linguaggio: un frammento del mondo che riflette la nostra stessa fragilità.
Da sempre la foglia è stata soggetto d’arte — dai riflessi impressionisti di Monet alle trasparenze simboliche di Magritte, fino alla forza scultorea di Penone e alle architetture effimere di Andy Goldsworthy nella sua land art fatta di vento e decomposizione.
Ma se l’Ottocento e il Novecento hanno celebrato la foglia come segno poetico, oggi è interessante scoprire come le nuove generazioni di artisti la interpretano, tra tecnologia, spiritualità e materia. Lo abbiamo fatto sui social con la nuova “Leaf Gallery” di Cramum, un percorso curatoriale digitale in cui quattro artisti contemporanei — Yusuke Asai, Lito, Miya Ando e Gaetano Frigo — traducono la foglia in forma d’arte, ognuno trasformandola in un corpo vivo di luce, memoria ed energia.
Un filo verde comune
Diversi per linguaggio e cultura, Asai, Lito, Ando e Frigo condividono la stessa intuizione: la foglia non è più semplice simbolo naturale, ma interfaccia tra umano e mondo, strumento di conoscenza e di guarigione.
Nelle loro mani diventa pittura, scultura, luce e frequenza; un codice universale che unisce Oriente e Occidente, tradizione e contemporaneità.
La Leaf Gallery è allora più di un ciclo curatoriale: è un invito a rallentare lo sguardo, ad ascoltare la materia che respira, e a riscoprire — come la foglia che cade ma non muore — il potere rigenerante dell’arte e della natura.
Yusuke Asai – La natura che disegna sé stessa
Il giapponese Yusuke Asai inaugura idealmente questa galleria diffusa con opere create usando foglie, terra, rami e paglia raccolti nei luoghi in cui interviene.
Nei suoi murales, uomini, animali e piante emergono dalla materia stessa, come se la natura si autorappresentasse.
La sua ricerca, vicina alla biotecnica artistica, osserva le trasformazioni organiche — umidità, luce, degradazione — come parte viva del processo creativo.
In Asai, l’autunno non è più una stagione ma un organismo che respira arte.

Lito – La pazienza del respiro
Conosciuto come Lito Leafart, l’artista giapponese nato nel 1986 nella prefettura di Kanagawa trasforma vere foglie in sculture intagliate di luce e silenzio.
Autodidatta, ha iniziato nel 2020 come forma di meditazione e concentrazione, trovando nell’arte un modo per canalizzare la propria esperienza con l’ADHD.
Ogni foglia diventa un microcosmo sospeso, un intreccio di respiro e vuoto: non rappresentazione della natura, ma natura che si racconta attraverso la pazienza umana.

Miya Ando – Il respiro della luce
Americana di origini giapponesi, Miya Ando (nata nel 1973, laureata in East Asian Studies a Berkeley) vive tra New York e Los Angeles.
Nelle sue installazioni, vere foglie di Bodhi (Ficus religiosa) vengono private della cellulosa, tinte e sospese su fili di monofilamento, fluttuando come particelle di tempo e preghiera.
Per Ando, la foglia è il corpo visibile dell’impermanenza: un simbolo di risveglio e contemplazione, una preghiera che si fa luce.
La sua poetica unisce Oriente e Occidente, materia e meditazione, spiritualità e scienza della luce.


Gaetano Frigo – La foglia come tecnologia naturale
Quarto artista della Leaf Gallery e finalista del Premio Cramum, Gaetano Frigo porta la riflessione sul potere biofilico della natura nel campo della percezione visiva.
Le sue opere, realizzate sottraendo pigmento con candeggina su tela, sembrano alleggerire la materia come l’osservatore, irradiando una luce che ristora e riequilibra.
Le geometrie auree e le proporzioni naturali trasformano le sue tele in una vera “tecnologia naturale”, capace di generare equilibrio e benessere.





